Torniamo ad intervistare autrici emergenti, questa volta abbiamo chiacchierato con Sara Canini, autrice di Equilibrium
Iniziamo dalle domande di Tatiana Coquio:
1. Parlaci della saga che hai scritto, quali sono i punti focali della storia e cosa vorresti trasmettere al lettore.
‘Equilibrium’ è nato circa undici anni fa, dall’incontro di due fattori: una riflessione riguardante il mondo degli adolescenti e uno di quei sogni incomprensibili e spesso folli che dimentichiamo dopo un cappuccino o un caffè. A diciassette anni mi stavo avvicinando da lettrice ai generi thriller e horror, quando su consiglio del mondo intero incrociai ‘Harry Potter’: il fenomeno di massa mi incuriosì e quindi, iniziai a leggere. Volevo capire cosa ci fosse di speciale in quel libro e cosa attirasse i miei coetanei verso un personaggio così giovane, indifeso e a volte, diciamo la verità, un po’ incerto. Dopo un po’, capii il punto della situazione: molti ragazzini di quell’età volevano essere Harry e come lui, sognavano di vivere un’avventura lontana dalla quotidianità, distante da quella vita ritenuta troppo spesso anonima e poco speciale. Tutti volevano e vogliono ancora sentirsi i ‘prescelti’ di qualcosa o di qualcuno. È per questo motivo che ‘Equilibrium’ è nato: sento la necessità di avvicinare i ragazzi al concetto di ‘normalità’, spiegando loro che essere normali non è poi così male. L’importante è trovare la propria identità e difenderla a qualsiasi costo, con coraggio, intelligenza e predisposizione all’ascolto.
La storia ha come protagonista Alex, una ragazzina schiva e taciturna, sopraffatta dall’apatia e della depressione dei tempi moderni, appartenente alla realtà borghese di Roma e con una famiglia distaccata e disunita alle spalle. Un giorno, quasi per caso, Alex si imbatte in Leonard Vince, uomo eccentrico ma garbato, che sostiene di provenire dalla seconda dimensione dell’universo e di essere il direttore dell’accademia di Stregoneria e Arti Magiche di Waynors. Superato lo scetticismo e le paure iniziali, Alex si affida a Vince e grazie a lui, scopre una nuova realtà, apprende i principi magici, sente il calore di una nuova famiglia, trova la sincera amicizia di Lorelay Rogers e dei gemelli Chris e Ariet Jasons e si scontra con i pregiudizi e l’arroganza di Febo Gregorik. Purtroppo, parallelamente al suo arrivo, una serie di efferati delitti sconvolge la quotidianità dell’isola di Waynors e tutto fa pensare a un piano predeterminato, con uno scopo ben preciso. Con la figura algida e inquietante del professor Gregorik alle proprie spalle, Alex capirà di essere coinvolta nella vicenda e determinata a cambiare il corso degli eventi, scoprendo un oscuro segreto nascosto nella profondità più sperduta di sé.
- L’intenzione era quella di sviluppare la storia in più libri o mentre stavi sviluppando il primo hai sentito il bisogno di scriverne altri perché sentivi che c’era altro da raccontare?
La saga di ‘Equilibrium’ racconta una lunga avventura durata cinque anni e tutte le vicende sono intervallate da qualche mese di pausa: questo mi ha permesso di suddividere la storia in maniera naturale, senza costrizioni.
I cinque testi portano avanti la trama generale, ma ognuno sviluppa una sotto trama personale e unica. Ciò mi ha suggerito di mantenere il titolo originale per ogni volume della saga, aggiungendo ai seguiti una sorta di sottotitolo che specifichi e indichi le differenti parti del racconto: infatti, ‘Inferno’, ‘Hades’, ‘Elisio’ ed ‘Empireo’ succedono e completano ‘Equilibrium’.
3.Qual è stato il personaggio più difficile da delineare o da mettere su carta?
In ‘Equilibrium’, Leonard Vince è stato il personaggio più complesso da affrontare. Si tratta di una figura sapiente, lungimirante, esperta e leader, anche contro la propria volontà. In un certo senso, ogni personaggio racchiude un po’ di me e Vince, il direttore scolastico, rappresenta la più alta forma di saggezza, intelligenza e profondità: non mi sentivo mai abbastanza matura da suggerire le battute a un uomo come lui.
4.Invece quello caratterizzato meglio?
Di sicuro Victor Gregorik, il vicepreside di Waynors e padre di uno dei protagonisti della saga. È stato molto difficile calarmi nei panni di un uomo dai modi aristocratici, ma dalla freddezza assai dura da sopportare. Victor ha un passato complesso e gli eventi lo hanno segnato al punto da condizionare ogni parte del suo essere, dai sentimenti al modo di pensare e di agire. È quel tipo di personaggio che spinge l’autore a rileggere le battute con l’intonazione immaginata per lui: in questo caso, lenta, strascicata e perennemente distaccata.
5.Saghe young adult ed adolescenza cosa ne pensi delle ultime tendenze come Twilight e Shadowhunters?
Credo ci sia bisogno di fare una premessa e una distinzione a monte: i ragazzi sono destinatari di un prodotto young adult o di formazione.
A seconda del parere personale, il primo può essere considerato un’evoluzione o un’involuzione del secondo, ma il punto è che lo young adult racconta le storie in modo differente. Oggi, le esigenze del lettore sono diverse perché è il lettore stesso a essere diverso: viviamo in un’epoca dominata da adolescenti di successo e questo si ripercuote su ciò che la massa cerca in libreria. Per un lettore di young adult, più a suo agio nella realtà odierna, è normale sfogliare storie di sedicenni alle prese con cliniche riabilitative o con esperienze sessuali vissute in maniera disinibita, con partner diversi o occasionali. È come se il ciclo di crescita fosse stato anticipato di una decade, negando a un’intera generazione il diritto a quel periodo confuso, meraviglioso e fragile che è l’adolescenza.
Provo nostalgia per il vecchio romanzo di formazione, quello che guidava il giovane lettore attraverso la storia e lo conduceva fino a un insegnamento o a una riflessione. Mi piacerebbe che si tornasse a parlare dell’inesperienza, delle debolezze, dei dubbi e delle leggerezze degli adolescenti, senza doverne poi approfittare. Vorrei che le passioni brucianti lasciassero posto a un cuore che batte forte in presenza dell’innamorato, le mani che stringono cocktail fossero sostituite da dita sudate e scivolose per la paura dell’interrogazione e che i motti triti e ritriti sulla libertà e sulla spensieratezza fossero promossi da esempi positivi e non da riproduzioni giovani e grette di un adulto che non vuole impegnarsi in niente.
Ovviamente, non sono contro lo young adult, ma non piace il modo in cui molti autori decidono di approcciarsi a esso.
Domande di Silvia Azzaroli:
1.Perché il fantasy?
Come dicevo poco fa, molti ragazzi sognano di scappare, di cominciare una nuova vita in un nuovo posto e il fantasy è il genere perfetto per rendere credibile la fuga di un’adolescente!
Scherzi a parte, credo che il fantasy sia uno dei generi madre, uno di quelli da cui tutto è partito. Nessuno scrittore fa a meno della fantasia e la più alta forma d’espressione di questa si trova nel genere fantasy. Si creano storie d’amore, di un delitto o di un regno in guerra, ma niente darà all’autore la stessa sterminata libertà che solo il fantasy può offrire.
2.Cosa ti ispira di più di questo genere?
L’originalità e mi ripeto ancora, la libertà. Inoltre, sono molto attratta da leggende, racconti e figure mitologiche che il fantasy mi permette di mischiare e descrivere al meglio. Nella saga di ‘Equilibrium’ ci sono riferimenti alla magia bianca e nera, alla mitologia, alla demonologia, all’angelologia e a decine di leggende sparse in giro per il mondo: dal nord Europa all’Africa, passando ovviamente per l’oriente.
3.E perché ti rivolgi ai ragazzi?
I ragazzi mi sembrano una generazione allo sbando. Sono persi in computer, tv e smartphone, lasciati soli da una famiglia che dovrebbe essere presente e da una società che premia la superficialità, la ferocia e la totale mancanza di personalità e talento. Vorrei attirare la loro attenzione, aiutandoli a riscoprire la bellezza degli anni che stanno vivendo e spronandoli a conoscere loro stessi, i loro limiti e i loro reali desideri.
3.Hai usato la tua passione per le lingue scrivendo questa storia?
In Inghilterra mi sono ritrovata a parlare inglese per la maggior parte della giornata: al supermercato, nei negozi, alla fermata dell’autobus, la mia voce partoriva suoni quasi totalmente opposti a quelli a cui ero abituata. Eppure, calarmi in quella realtà mi ha aiutata a dare maggiore profondità alla storia, che in una minima parte è ambientata proprio a Londra. Credo che parlare sia uno degli esercizi migliori per qualsiasi autore e parlare un’altra lingua, la stessa del paese in cui è ambientato il proprio racconto, fornisca un aiuto preziosissimo.
Oltre questo, sono molto incuriosita dall’arabo e non escludo la creazione di futuri personaggi provenienti da zone così difficili e affascinanti allo stesso tempo. In ultimo, ho un rapporto di odio e amore con l’italiano, una lingua tremendamente complessa, ma adatta a descrivere qualsiasi cosa nel modo migliore possibile. Dovremmo amare di più la nostra lingua, io compresa.
Domande di Maria Pia:
Dalla fiaba al fantasy, passando per Alighieri, Christie, King e un intermezzo nella poesia.
EQUILIBRIUM sembra essere una saga in bilico tra il mondo che conosciamo e quello Al di Là, inquietante e insidioso; un mondo da indagare e in cui perdersi.
1.Come descriveresti EQUILIBRIUM e i suoi cinque libri?
Nonostante l’ambientazione fantasy, lo descriverei come realistico, ingenuo e sincero. ‘Equilibrium’ nasce con la volontà di essere vicino al lettore, dandogli la speranza che un giorno –magari non lontano- un Leonard Vince qualunque bussi alla porta di chi sta leggendo. E per ‘Leonard Vince’ intendo una qualsiasi occasione positiva, di crescita e miglioramento. Inoltre, ha lo scopo di riportare in auge la semplicità e la spontaneità delle emozioni, senza cinismo e furbizia negativa. Credo di essere stancata di tutta la freddezza e l’indifferenza che regolano i rapporti odierni.
Dal punto di vista tecnico, parliamo di un romanzo medio lungo, con narratore esterno in terza persona, privo di espressioni gergali che secondo me attualizzano troppo il testo e lo relegano a un periodo determinato. Non ci sono volgarità, scene eccessivamente cruente o esplicite, ma posso assicurare che mi impegnerò a descrivere qualsiasi evento nella maniera più realistica, sincera e semplice possibile. Di sicuro, è il progetto più appassionato nel quale mi sia mai imbarcata: è il mio orgoglio.
2.Cosa ti ha spinto in questa direzione?
Sono il frutto di un percorso travagliato: in principio, volevo diventare una giornalista di cronaca nera e poi, ho pensato di fare l’insegnante. Alla fine, ho unito le mie due grandi passioni, raccontare storie fuori dal comune e stimolare il lettore.
Ho subìto l’influenza dei miei scrittori preferiti e credo che ispirarsi sia davvero la più alta forma di ammirazione. Malgrado la mia pignoleria, ho una pessima memoria e Agatha Christie mi ha aiutata non poco nella creazione di una struttura solida e coerente, lei che è molto pulita e tecnica nella costruzione delle trame. King mi ha insegnato che qualsiasi cosa, anche la più bizzarra, può aiutare il racconto a raggiungere lo scopo: grazie a lui, non ho paura della mia fantasia. Dante, insieme alla mitologia e all’epica, mi suggerisce sempre nuovi spunti e tanti riferimenti: chi, se non lui, puoi aiutarmi a percorrere una strada fatta di luce e ombra, bene e male, inferno e paradiso?
3.E per quale tipo di lettore è stato concepito?
I destinatari delle mie storie sono i ragazzi, ma racconti come ‘Equilibrium’ sono aperti a chiunque abbia bisogno di sentirsi capito, accettato e amato per ciò che è. Senza like, visual e filtri.
Ovviamente, a fondo di tutto, ringrazio Tatiana, Silvia e Maria Pia per la bellissima esperienza. Vi sono molto grata.
Grazie anche da parte nostra Sara!